sabato 25 settembre 2010

La poesia delle cose: Joseph Cornell




J.Cornell, Paul et Virginie

Sicuramente legato al surrealismo, sicuramente colto, informato delle ultime tendenze dell'arte contemporanea:  non è solo per questo che mi piace Joseph Cornell.

Non lo conoscevo e ne rimasi incantata, vedendo una mostra a Firenze, in Palazzo Vecchio, molti anni fa.
La malia ancora funziona.
Timido, appartato, Cornell passa la sua vita (1903-1972) isolato, solitario, quasi prigioniero del suo appartamento di New York, dove vive con la madre e il fratello. 
Passa le sue giornate girando per la città, rovistando nei negozi di rigattieri, nelle librerie dell'usato, alla ricerca di oggetti di piccole cose che abbiano però un'aura, un significato. 
E poi li compone.
Realizza film fatti di scarti di pellicole, collages e, soprattutto, le sue scatoline in legno con un lato di vetro in cui inserisce, accostandoli liberamente,  frammenti, un tempo preziosi, ritrovati per caso.

J.Cornell,Cassiopea

Souvenirs,  stampe, pagine di libri, lievi fragili  oggetti si uniscono ed evocano un  modo immaginato, una vita più sognata che vissuta, la nostalgia.
Un pezzo di tulle, delle paillettes, possono alludere a un balletto. Frammenti di carta da lettere,   etichette di vecchi alberghi e la silhouette di un pappagallo colorato fanno pensare a viaggi esotici. 
Una carta stellata su fondo blu, una pallina bianca  fanno intravedere un'intera costellazione, Cassiopea....

Poesia allo stato puro.





Yo Yo Ma e Chris Botti, My favorites things




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