martedì 6 settembre 2011

La congiura dei Pazzi (fine).





Per sapere davvero com'è andata, bisogna trasferirsi negli Stati Uniti all'inizio degli anni Duemila.

Un professore universitario, Marcello Simonetta, ha portato con sé alla Wesley University un trattato per decifrare documenti in codice, scritto nel 1474 da un suo antenato, Cicco Simonetta, allora potente Cancelliere degli Sforza.
Vuole riuscire a decriptare una lettera cifrata che ha trovato in un archivio privato di Urbino.





La lettera sembra sfidare ogni sforzo, ma, con pazienza e con l'aiuto del trattato quattrocentesco, l'enigma comincia a sciogliersi.
In italiano sono le vocali a ricorrere con maggiore frequenza e, dunque, saranno le vocali a fornire la chiave del codice.
Comincia dalla "A" e isola nella lettera una sequenza che si ripete con regolarità.
Prova a inserire, poi, nei simboli mancanti le consonanti adeguate ed ecco che arriva a decifrare l'espressione "la Sua Santità".
Scopre, allora, che la missiva, diretta agli ambasciatori di Urbino, parla del papa. E cosa dirà?
Piano piano, proseguendo con metodo e con pazienza, emerge con chiarezza tutto il testo.

La data è il 14 febbraio del 1478, due mesi prima della congiura.


Il mittente è uno dei signori più famosi d'Italia: Federico da Montefeltro, duca d'Urbino.



All'epoca dei fatti, come si direbbe in un verbale di polizia, ha cinquantasei anni e le sue fattezze, semmai dovessero comparire in una scheda segnaletica, sarebbero davvero inconfondibili.


Ha perso un occhio e un pezzo di naso in un torneo e, per questo, si fa ritrarre sempre di profilo dall'amico Piero della Francesca o dai pittori di corte.



È un condottiero, un capitano di ventura, disposto a vendere i suoi servigi al migliore offerente.
Anche lui è  salito al potere grazie a una congiura che- si sussurra- lo ha molto opportunamente liberato dell'erede legittimo alla signoria, il fratello Oddantonio.
Nel 1446 un' altra congiura, questa volta sventata, gli ha assicurato saldamente il potere.
È uno che di complotti, evidentemente se ne intende e che li sa usare.

La lettera,  prova, inequivocabilmente, il suo  coinvolgimento  nell'ideazione della congiura: lo scopo è quello di strappare Firenze ai Medici.
Caspita! Allora è lui l'uomo misterioso! 
L'uomo che, al sicuro, nel suo studiolo ornato di tarsie lignee, al centro del suo immenso e meraviglioso palazzo redige il messaggio segreto.
Pensare che nessuno lo aveva mai sospettato. Al papa, ovvio, si era pensato, ma a lui, lo sdegnoso signore d'Urbino, mai.
E cosa scrive ai suoi ambasciatori col messaggio cifrato che deve arrivare nelle mani del  papa e che nessuno deve intercettare ?
Scrive che, una volta che Lorenzo e Giuliano saranno uccisi, è disposto a contribuire alla conquista della città con seicento dei suoi migliori soldati.
È sicuro, dunque, che una congiura ci sarà e che i Dioscuri moriranno.
E sa che il pontefice si fida di lui e delle sue capacità di stratega perché ha occupato, a lungo, la carica di "Capitano del papa" ed è stato proprio Sisto IV a conferirgli il titolo di Duca d'Urbino.  


Il complotto, dunque, è ordito a Roma, non a Firenze. L'irascibile e invidioso Jacopo Pazzi non è che uno strumento nelle loro mani.
L'equilibrio tra i piccoli stati italiani è instabile e l'eliminazione di Lorenzo e Giuliano de' Medici poteva modificare tutto.
Se fosse andata come nei piani, Federico da Montefeltro avrebbe avuto come compenso, forse, un ampliamento di territorio e, di sicuro, la crescita della sua influenza e del suo potere.
E chissà: forse Repubblica di Firenze sarebbe stata annessa ai territori dello Stato pontificio.

La storia d'Italia e d'Europa sarebbe stata diversa.
Molto diversa.
A questo punto è solo "fanta-storia" sbizzarrirsi a immaginare uno Stato pontificio che arrivava a comprendere tutta l'Italia centrale, e per conseguenza, nessun Granducato di Toscana, né le Cappelle Medicee o le sculture di Michelangelo, i ritratti di Bronzino (giusto per rimanere nel campo dell'arte) o le due regine di Francia Caterina e Maria, tutt'e due nate nella famiglia Medici.... e non solo..
Tutto sarebbe cambiato e, forse, non in meglio.

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Veleno, pugnali,tradimenti violenza: nella congiura dei Pazzi ci sono tutti gli elementi di una visione romanzesca del Rinascimento italiano.
Eppure tutto è vero, tutto è storia, eppure agli intrighi, alle violenze partecipano grandi personaggi, gli stessi capaci di disquisire di sottili questioni filosofiche e di commissionare magnifiche opere d'arte.
Un secolo complesso, difficile, tormentato, ma illuminato da intuizioni geniali, idee e capolavori.

Che avesse ragione di Orson Welles nella sua memorabile battuta nel film "Il terzo uomo" ?:
"In Italia per trent' anni hanno avuto guerra, terrore, omicidio e hanno prodotto Michelangelo, Leonardo e il Rinascimento. In Svizzera con cinquecento anni di amore fraterno, democrazia e pace che cosa hanno prodotto? L'orologio a cucu'".

Il libro L'Enigma Montefeltro di Marcello Simonetta racconta la storia precedente e successiva alla congiura dei Pazzi e svela il coinvolgimento di Federico da Montefeltro: il link è qui.




12 commenti:

  1. E' inutile che anch'io sottolinei il fascino che il Rinascimento sprigiona, l'hai fatto tu sottilmente e magistralmente, animando, a partire da un dettaglio, un intero scenario storico-artistico. ( la citazione di Wells è quanto mai opportuna, in questo contesto ). Cosa fare se non ringraziarti? Ti abbraccio forte e ti auguro una buona giornata.

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  2. Meravigliosa la citazione di Wells, il giusto tocco finale alla tua storia.
    Saluti!

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  3. Ma guarda te! Bel colpo, soprattutto per il decifratore del codice segreto.
    Ti ringrazio ancora per questi piacevolissimi e istruttivi post.

    Un abbraccione!!!

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  4. Hi hi hi! devi vedere la faccia di Sherlock!

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  5. Ho imparato molto a leggere questi tuoi post.
    Ed il Federico di Montefeltro di Piero della Francesca è il simbolo epico,ma inquietante
    degli accadimenti di quel periodo.

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  6. Impossibile interrompere la lettura, nemmeno per spegnere il gas sotto il caffè.
    59L04L2

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  7. Hai conferito al racconto il pathos di un romanzo storico, con la differenza che hai parlato di vicende accadute sul serio. Condivido anch'io l'entusiasmo per quella mitica battuta da "Il terzo uomo", film che non mi stanco mai di rivedere.

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  8. Ho aspettato finora per commentare perché me li sono voluto godere tutt'e tre i tuoi post.Mi sono davvero divertito e spero che tu continui su questa strada. Anzi, vorrei domandarti:"A quando il tuo primo romanzo storico?"
    Marco

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  9. Appoggio l'istanza di Marco: a quando un romanzo storico?

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  10. Concordo anch'io nella istanza del romanzo storico!

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  11. Cara Grazia ti sei inguaiata... RO-MAN-ZO, RO-MAN-ZO, RO-MAN-ZO!!!!

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  12. Romanzo? Vedremo! Intanto grazie a tutti per i commenti e per aver seguito tutte le puntate.
    Sto già pensando al prossimo soggetto....
    ( continua)

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