martedì 2 gennaio 2018

Il ciclo dei Mesi del Duomo di Otranto: gennaio




Miniature, arazzi, vetrate, sculture, affreschi, perfino stampe giapponesi: non si può dire che finora il calendario del mio blog non abbia spaziato attraverso tecniche, epoche e artisti diversi.
E quest'anno?
Per il 2018 ho in serbo un'altra sorpresa.

Stavolta per cercare le immagini adatte mi sono spinta indietro nel tempo fino ad arrivare a nove secoli fa, quando fu eseguito il pavimento della cattedrale di santa Maria Assunta a Otranto.
Il grande mosaico in tessere policrome di calcare locale  arricchite di inserti in pasta vitrea, è opera di un artista che si firma come "presbiter Pantaleone", probabilmente un monaco basiliano della vicina abbazia di san Nicola di Casole, che lo realizza tra il 1163 e il 1165 su commissione dell'allora Arcivescovo della città.


La raffigurazione dei Mesi occupa solo una piccola parte dello straordinario pavimento che rappresenta una vera e propria summa della cultura medioevale.
Da un gigantesco Albero della vita che copre la navata centrale, l'abside e le due ali del transetto, si dipana una sorta di storia dell’umanità: con i Vizi e le Virtù, gli episodi dell'Antico testamento con Adamo ed Eva, Caino e Abele, il Diluvio universale, la superba torre di Babele, fino ad arrivare ai flutti che inghiottono Giona e culminare nel Giudizio Universale.

I rami e le foglie dell'albero, che sembrano avvolgere ogni figura, sono intrecciati e arricchiti da un brulicare di  rappresentazioni di animali reali e fantastici, tratti dai favolosi repertori dei "Bestiari": non solo leoni ed elefanti ma anche draghi, grifoni, sirene e perfino un unicorno. 
Anche i cicli cavallereschi hanno il loro spazio con re Artù, mentre le leggende e i miti sono rappresentati dalla scena di Alessandro Magno che ascende al cielo sopra due grifoni.

Insomma, racconti e personaggi formano un insieme indistricabile, un labirinto in cui ci si potrebbe perdere, ma che, invece, dà forma a un itinerario fantastico e ancora in parte da interpretare nell'immaginario sacro e profano del Medioevo che conduce a un percorso teologico improntato sulla salvezza, dal peccato originale fino alla redenzione.
In questa opera enciclopedica il Ciclo dei Mesi, con le attività agricole proprie di ogni periodo dell'anno, raffigurato entro dodici cornici circolari di uguale diametro, è collocato nella navata dopo le scene della Genesi, probabilmente con l'intento simbolico di mostrare il lavoro dei campi come conseguenza, ma anche come riscatto dal peccato.

Ed ecco dunque come si presenta il mese di gennaio di questo meraviglioso tappeto di marmo



Nessuna immagine mitologica di Giano bifronte, il dio tradizionalmente legato al mese, da cui gennaio trae il nome, ma solo un contadino, abbigliato con una lunga tunica e un cappello. 
Seduto su uno sgabello, nell'unico momento dell’anno in cui il gelo non consente il lavoro dei campi, può restare a casa, cercando conforto dal freddo dell'inverno e scaldandosi le mani vicino al fuoco. 
Sopra di lui, il simbolo zodiacale del Capricorno, il segno governato da Saturno che inizia col solstizio d’inverno, rappresentato come un docile caprone accovacciato.
Metafora della fine di un ciclo e dell'inizio di uno nuovo, questa immagine di tanti secoli fa sembra trasmetterci un senso di quiete e di speranza e perciò mi è parsa la più adatta per augurare a tutti un 2018 pieno di dolcezza e di serenità.